Sport & doping

Prendo spunto da un fatto di cronaca appena accaduto, per esprimere ciò che penso sul tema Doping, senza troppe ipocrisie, ma senza per questo voler indicare qualcuno o voler descrivere una verità, poiché quest'ultima potrebbe benissimo essere (e me lo auguro) molto diversa dal mio pensiero...

Ieri sera è uscita la notizia della risultanza positiva all'EPO in un controllo antidoping di Schwazer (marciatore).

Dico subito che la notizia mi ha lasciato allibito.

Ma attenzione perché, a differenza di molti, io sono rimasto allibito per la persona trovata positiva, non per la notizia in sé.

Cosa voglio dire?

Voglio dire che fino a ieri ero convinto che se nell'atletica mondiale di alto livello ci fosse stato un unico atleta che non si sarebbe avvicinato al doping, questi era proprio Schwazer.

Non chiedetemi il perché: non lo conosco di persona. Era un mio pensiero, maturato anche dalle sue défaillance arrivate post olimpiadi di Pechino unite al suo luogo di nascita.

Che l'Italia e gli italiani non abbiano nel DNA l'atletica leggera, lo direbbero le minime presenze ed i pochi risultati ottenuti di volta in volta nelle gare internazionali. E quando in una gara di una disciplina basata sulla pura potenza o sulla pura velocità mi càpita di assistere ad una vittoria di un italiano, ne sono contento, però la ritengo la famosa eccezione che conferma la regola.

Ma a parte le mie considerazioni sulle capacità fisiche dell'etnia italica, le mie convinzioni sono dettate dall'essere realmente convinto che nell'atletica italiana ci sia una forte lotta contro l'uso delle sostanze dopanti; conseguentemente mi appare anche ovvio l'esiguo numero di atleti italiani che arrivano alle fasi finali di queste discipline.

In quest'ottica, ho trovato molto ipocrite le critiche mosse dal mondo del ciclismo e rivolte a ciò che il commentatore televisivo aveva affermato su Schwazer e la sua presa di distanze dal ciclismo (suo primo sport). non ci volevano certo gli scoop di StrisciaLaNotizia, per sapere cosa avviene in quel mondo!

come pure trovo ignobile la presa di posizione di un'associazione di consumatori che vuole citare Schwazer per danni, a nome degli italiani!

Il mio pensiero sul doping cambia quando una disciplina implica invece una tecnica di base importante.

Laddove le capacità tecniche ancor oggi sono superiori alle capacità fisiche, la presenza di doping avrebbe poco margine di sospetto.

Conseguentemente,

gli sport di squadra danno meno adito al sospetto della presenza di atleti dopati (quantomeno nell'accezione più pesante del termine: mi ha fatto sorridere, nonostante io la ritenga giusta, la squalifica di ieri per doping di un judoka USA, riscontrato positivo dopo la gara in cui si era piazzato 7°, per......... cannabis!).

Ciò non sottintende che negli sport di squadra non ci possano essere casi isolati di doping, sia ben chiaro.

La mia preoccupazione, però..

..va alla pallavolo. Essendo io un allenatore volutamente rimasto al 1° grado, non conosco direttamente la situazione doping-pallavolo nel "professionismo", ma la ritengo vicina allo zero.

O quantomeno: ritenevo il doping nella pallavolo totalmente inutile, fino a poco meno di un decennio fa.

Oggi sono ancora convinto che non ci sia doping, ma non ritengo più la pallavolo uno sport concettualmente immune da esso.

Perché?

Perché, più che dal numero di gare giocate a breve distanza (la pallavolo non necessità di grande resistenza), il mio timore volge verso quelle nuove regole, introdotte a partire dal 1997 dalla FIVB, che hanno trasformato la pallavolo dallo sport di squadra tecnico per eccellenza, ad uno sport quasi puramente di potenza, ribaltando completamente le proporzioni tra tecnica e potenza all'interno di questo sport.

Una nuova situazione, che qualche atleta potrebbe arrivare a ritenere allettante.

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Commenti: 1
  • #1

    Roberto (giovedì, 25 agosto 2016 00:54)

    e davanti a quello che credo sia il primo caso di doping nella pallavolo (beach volley), ecco qui che la FIPAV non si smentisce mai:
    http://www.sportface.it/editoriali/la-strana-storia-viktoria-orsi-toth-dubbi-responsabilita/67507