"Berruto e la sua rivoluzione del volley"

questo post nasce in seguito ad un articolo che ho reperito sul web (oggi non più esistente), ma che è possibile ritrovare anche in altri siti:

«Questa settimana le riflessioni sono a quattro mani, e il mio compagno di viaggio è il ct della nazionale maschile Mauro Berruto. Chiamato poco meno di un anno fa a guidare gli azzurri al posto di Andrea Anastasi (che peraltro sta facendo mirabilie con la Polonia, bravo davvero!), Mauro si è gettato a capofitto nella sua nuova, importante avventura: non si occupa solo degli azzurri della prima squadra, ma sovrintende tutto il lavoro delle giovanili.
E’ proprio per questo motivo che, nonostante la recente operazione al ginocchio effettuata peraltro brillantemente dal prof. Carando, sta facendo il giro dell’Italia per seguire personalmente i Regional Days. In altre parole, sta visionando tutti i ragazzi più interessanti convocati dei vari comitati provinciali e regionali. “Stiamo visionando tutti i migliori talenti italiani della fascia 1995-98, anche se c’è qualche eccezione di ragazzi più giovani ancora. Andiamo in giro io, Barbiero e gli altri allenatori delle giovanili azzurre: è molto importante questa fase di studio, e io ci tengo a essere presente personalmente a tutte e 20 le tappe. E’ una ghiotta opportunità anche per fare incontri con i vari selezionatori provinciali e regionali, oltre che con i tecnici che vogliono venire: gli allenamenti infatti sono aperti a tutti”.
Una bella novità, insomma. Con il preciso intento di riallacciare un rapporto importante con il territorio e di motivare chi lavora con i giovani, nella speranza che possano aumentare a breve qualità e quantità dei pallavolisti. “A dire il vero i ragazzi ci sono, anche se qualcuno è un po’ indietro da punto di vista fisico. E poi vorrei colmare alcuni aspetti mancati negli ultimi anni, come ad esempio la conoscenza di un linguaggio comune con i tecnici. Abbiamo individuato 6 linee guida: la battuta, la ricezione in palleggio, il muro a 3, la gestione della free ball, l’ultimo passo della rincorsa e lo sviluppo della qualità di gioco. Insisterò, insiteremo molto su questi aspetti per il bene della pallavolo italiana futura”.
Aria nuova dunque sottorete, con la voglia di lavorare e di fare bene. Non solo con la prima squadra, seconda all’Europeo in Austria e quarta alla Coppa del Mondo in Giappone. Ma di questo parleremo dopo. Adesso bisogna continuare a occuparci di giovani. “Quello che mi sta molto a cuore è introdurre un progetto atto a coordinare le varie categorie. E proprio in questa direzione mi piacerebbe introdurre una novità importante: fare giocare 3 contro 3 in un campo ridotto di dimensioni gli Under 12 e gli under 13, facendo iniziare a giocare 6 contro 6 gli Under 15. In questo modo i ragazzini toccherebbero di più la palla – 2 volte ogni due minuti secondo i nostri studi - e si divertirebbero di conseguenza molto di più”. Si tratterebbe di una rivoluzione quasi copernicana per la pallavolo, sottoposta ora al vaglio del Consiglio Federale. “In quella fascia di età fatichiamo a fare reclutamento, questo è indubbio, e il movimento è indiscutibilmente sbilanciato a favore dell’attività femminile. Rischiamo di perdere elementi interessanti in prospettiva futura e questo non possiamo più permettercelo:
dobbiamo dare dignità al gioco, altrimenti i giovani smettono con il volley e si avvicinano non solo al calcio ma anche al basket e al rugby”.
Avendo un figlio di quell’età che gioca a pallavolo e andando a vedere qualche partita in giro per la Lombardia devo dire di essere d’accordo con Berruto. Anche perchè spesso mi capita di scambiare due chiacchiere con i genitori e con gli allenatori delle altre squadre. La musica è sempre la medesima, anche se tutti – glissando sull’aspetto squisitamente tecnico – concordano sulla qualità dell’ambiente del volley obiettivamente superiore rispetto agli altri in quanto a stare bene insieme, rispetto ed educazione. Aspetti da non trascurare, e questo lo dico da genitore. Ma torniamo al ct e al suo giro per il nostro Bel Paese. “Termineremo il 23 marzo in Sardegna e sarà un tour stancante ma nel contempo molto importante. Ci tengo molto a far percepire al territorio la nostra attenzione riservata al settore maschile, oggi più indietro rispetto al femminile sia in relazione ai numeri che al gioco espresso”.
Avanti tutta dunque, perchè per avere l’eccellenza del vertice, bisogna dare qualità alla base. E la nazionale di domani nascerà dal lavoro svolto oggi. A proposito, cosa succederà quest’estate? “Succederà che andremo all’Olimpiade, e poi una volta a Londra ci divertiremo! Certo qualificarci non sarà semplice perchè il girone europeo è alquanto competitivo, ma in Bulgaria abbiamo tutte le chances per staccare il biglietto a Cinque Cerchi. Sono ottimista, non lo nascondo: ci serve ancora un paio di tornei giocati con il coltello tra i denti per arrivare ai Giochi al top della condizione, ma ripongo molta fiducia nel mio gruppo”. Che comprenderà anche Marco Meoni? “Meo sta giocando molto bene quest’anno, e sta facendo la differenza in diverse circostanze: è un giocatore di classe e di esperienza, molto bravo” si limita a commentare il ct, senza aggiungere altro. Tra non molto le convocazioni per un’importante estate tinta d’azzurro, senza dimenticare ovviamente l’impegno più imminente: finire il Giro d’Italia in 60 giorni e creare le basi per la pallavolo maschile di domani. In bocca al lupo, e grazie. A prescindere, come avrebbe detto il grande Totò.»

che dire... i miei più sinceri 'in bocca al lupo' a questo Tecnico di cui ho apprezzato ogni virgola che ha detto!

solo un appunto, che può essere (e mi auguro sia) solamente un filosofeggiare e non una sottovalutazione:

se il problema della pallavolo fosse quello descritto nella parte del testo sopra evidenziato, saremmo 'a cavallo'!
non è infatti dal "calcio" (che a quell'età i ragazzi lo smettono, non lo cominciano!), dal "basket" (da sempre stato 'la seconda scelta' maschile dopo il calcio) e/o dal rugby (sport non certo paragonabile nelle caratteristiche alla pallavolo!), che la pallavolo ha qualcosa da temere, ma si guardi bene dalla FIVB poiché, se quest'ultima continua di questo passo, le federazioni di hockey etc le dedicheranno un monumento!

[della serie: "Dagli amici mi guardi Iddio, ché dai nemici mi guardo io!"]

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Commenti: 2
  • #1

    Caterina (domenica, 26 luglio 2015 15:02)

    Mi chiedo perché nkn si prenda dal basket e perfino dal calcio una piccola e semplice regola che, forse, impedirebbe a tanti piccoli gilcatori di volley di abbandonare lo sport in età abbastanza lrecoce: nell'arco della partita tutti i giocatori iscritti a referto devono entrare in campo e giocare per tempo minimo.
    Sappiamo tutti che uno dei motivi dell' abbandono di questo magnifico sport sono le lunghe permanenze in panchina, d'altra parte società che ambiscono alla conquista di un qualche titolo a un certo punto faranno giocare solo i giocatori migliori, perdendo così per la strada tanti ragazzi!
    Se tutte le società dovessero mettere in campo anche le riserve tutte sarebbero nelle stesse condizioni e almeno in campo giovanile, e dico almeno fino all'U17 potrebbe aiutare allo sviluppo del movimento

  • #2

    Roberto (mercoledì, 29 luglio 2015 17:08)

    Ciao Caterina e grazie per il tuo intervento :)
    Partendo dal presupposto che la pallavolo non ha un tempo preciso di durata del set, quindi neppure della gara, diventa difficoltoso inserire una norma che prevedeva che ogni giocatore debba giocare almeno un tot di minuti. La gara potrebbe avere una durata inferiore alla somma dei tempi necessari.
    Però possiamo analizzare la tua proposta sotto un punto di vista diverso...

    C'è stato un periodo, non molto lontano, in cui in under 12 e 13 era obbligatorio che a fine gara fossero scesi in campo TUTTI gli atleti a referto, per almeno un set intero.
    Questa norma è stata tolta, perché studiata in maniera pressopochista.
    Dopo alcuni anni, infatti, la FIPAV si è accorta che quella norma non aveva evitato l'emorragia di atleti.

    ma perché non è riuscita ad evitare l'emorragia di atleti?

    da una parte occorre tener conto che una certa emorragia di atleti è fisiologica..
    tenendo presente che, generalmente, chi comincia la pallavolo arriva da un altro sport in cui probabilmente non eccelleva, ci sarà
    - chi si rende conto che la pallavolo non è uno sport che gli piace (a prescindere dal riuscirci a giocare più o meno bene),
    - chi si rende conto di non aver le doti coordinative neppure per far la pallavolo (vista dai maschi come "sport facile", invece ha difficoltà di approccio maggiori rispetto al calcio, al basket, ecc)
    - chi resta deluso dal proprio allenatore, compagni e/o gestione delle gare (questo è il punto che ci interessa, perché è l'unico su cui si può lavorare)

    Se una federazione obbliga un allenatore a far giocare ogni atleta convocato per un set INTERO, è ovvio che ad un certo punto succederà quello che è successo:
    gli allenatori smetteranno di convocare tutta la squadra, ma convocheranno soltanto i loro atleti più forti.
    risultato: quelli che erano rimasti in tribuna (o a casa) smettevano.

    come sarebbe stato possibile evitare questa situazione?
    evitando di inserire l'obbligo per il "set intero", ma un più semplice "numero minimo di punti totali giocati".
    Inserendo un numero di punti minimo da giocare in una gara, l'allenatore avrebbe potuto gestire meglio i suoi atleti, dando a tutti i ragazzi l'opportunità di entrare in campo, senza stressarli se qualche giocatore non era in grado di reggere il campo per un set intero.

    Purtroppo, la miopia della federazione ha fatto sì che oggi ci ritroviamo senza i campionati degli enti di promozione sportiva (che un tempo servivano proprio come materassino per queste situazioni), per cui diventa sempre più difficile trovare delle soluzioni valide.

    Una cosa che a me non dispiacerebbe testare, è far giocare le gare a 4 set obbligatori, dove però il secondo set è giocato senza cambiare campo e non ha valenza di classifica.
    In questo modo, gli allenatori avrebbero a disposizione un set intero per far giocare gli atleti che non giocherebbero nei set che valgono per i punti classifica..